Volendo giocare con il passato di Colfrancui proviamo
a spingerci con l'immaginazione a circa 10.000 anni fa, alla fine
dell'ultima glaciazione, quando i detriti trascinati a valle dalle acque
di scioglimento dei ghiacciai formarono la nostra pianura. Secondo i
rilevamenti scientifici in quel periodo l'enorme fiumara di origine
glaciale che in seguito sarebbe diventata il Piave vagava liberamente su
un tracciato che andava dall'odierna Pordenone a Treviso. Il paesaggio di
allora doveva essere abbastanza simile a quello delle Grave del Piave di
oggi: un alternarsi di boschi, pascoli e paludi interrotti da collinotte
argillose, ghiaie e lame sabbiose fitte di risorgive e di corsi d'acqua.
L'arrivo dei Paleoveneti risale a circa 3.000 anni fa. Probabilmente dove
ora sorgono le nostre case pascolavano pecore, oche e cavalli mentre
dall'alto della Mutera qualcuno sorvegliava l'orizzonte: con i guadi sul
Piave nelle vicinanze erano frequenti i passaggi di viaggiatori più o
meno pacifici. Da allora e per 30 secoli il nostro territorio è stato
sottoposto a lavori di bonifica e sistemazione agraria imponenti, tali da
variare di qualche metro il livello dei suoli. I Romani si insediarono
nell'opitergino all'incirca nel I secolo a.C. realizzando, tra le altre
cose, la Via Postumia, che correva all'incirca ai confini tra Colfrancui e
Faè, zona non a caso ricca di reperti. Quando nel 667 d.c. i Longobardi
distrussero Opitergium l'Impero Romano si era ormai dissolto da 200 anni e
molti abitanti erano fuggiti verso la costa, sotto la protezione dei
Bizantini. Certamente quegli eventi storici non erano compresi dalle genti
delle campagne, la cui esistenza, era regolata dai ritmi della natura più
che dalla politica e che si rifugiavano nelle superstizioni o nella
religione per avere una consolazione o un rifugio dalle catastrofi
naturali e umane. Il nome di Colfrancui risale probabilmente al Medio Evo.
La dizione "Curtis Franconis” del XII secolo fa pensare a una zona
legata a un qualche personaggio d’etnia Franca ma si può pure
ipotizzare che "franco" sia da intendere come libero da servitù
o tasse. Successivi documenti che risalgono al periodo della Repubblica di
Venezia confermano l'esistenza di Colfrancui e delle contigue località
Fraine, Campagnola, Saccon, S. Maria del Palù. Questa località
probabilmente segnava il confine tra la campagna opitergina e la zona
acquitrinosa e spopolata che si stendeva oltre, tant’è vero che vi
sorgeva un lazzaretto, edificio solitamente collocato ai margini
dell'ambito. Con il passar del tempo alle tradizionali signorie religiose
(vescovadi, monasteri) e feudali (ancor oggi si riconoscono le case di
proprietà dei Collalto dalla fascia rossa con cui erano marcate) si
aggiunsero nuovi proprietari d’origine borghese.Questi ultimi secoli
vedono quindi la presenza di un padronato con qualche tratto di signorilità
e perciò affascinante agli occhi delle plebi rurali, ma spesso lontano e
certamente alieno dall'innovazione politica e sociale. Anche in questo
secolo sopravvivono mentalità e abitudini tipicamente feudali: i servizi
gratuiti, i doni. In questo panorama senz'altro parziale, vale forse la
pena di dedicare un ultimo sguardo ad un’occasione in cui la grande
storia irruppe nella vita paesana. Si tratta dell'invasione austriaca
avvenuta nella prima Guerra Mondiale, nel 1917, dopo Caporetto, che
espropriò la popolazione delle case, degli animali e del lavoro,
disseminando le siepi di cannoni e munizioni e i campi di soldati e
cavalli. (i resti di quel periodo emergevano dalle arature fino a pochi
anni fa) .Il paese fu riconquistato nell’autunno 1918 dai bersaglieri
mentre la Popolazione fuggiva dalle esplosioni rifugiandosi nel fondo dei
fossi. Altri eventi hanno segnato la vita di Colfrancui in questo secolo
ormai finito , ma meritano ben altra attenzione che una veloce citazione
sulla pagina scritta e sono da ricostruire in tutta la loro forza e
complessità sul filo della memoria degli anziani .
di ANGELO DALLE VEDOVE "ELVES" |