Ciao a tutti sono socio da un anno della società
sportiva La Colfranculana, di cui ne sono orgoglioso perché ho trovato un
gruppo podistico molto affiatato e conosciuto nel triveneto e oltre.
Una sera in sede discutendo tra un progetto e un altro mi venne il pallino
di correre la mia prima maratona, sapendo benissimo, che sarebbe stata
un’impresa abbastanza dura, ma ormai qualcosa dentro di me diceva che ce la
potevo fare.
Approfittando delle marce domenicali e di allenamenti infrasettimanali
cominciai a prendere l’obiettivo prefissato con impegno, conoscendo i mie
limiti di podista a tempo perso, ma con una grande convinzione, che ce la
potevo fare a superare, per me, questa prova importante.
Arrivato il momento inviai il modulo di iscrizione, dopo qualche giorno
arrivò la risposta dall’organizzazione che ero stato iscritto alla Venice
Marathon con il numero di pettorale 7489.
Un numero alto sicuramente la partenza fra gli ultimi, ma confortato di
essere con altri che partecipavano per la prima volta alla gara.
Il giorno della vigilia con degli amici ci siamo recati a Mestre, a ritirare
il pacco gara e pettorale, il seguente sarebbe stato il grande giorno, ma
già si respirava un’aria di sfida, di tensione. Scambiati, saluti e
auguri di una buona corsa, tornammo a casa ad appendere subito il pettorale
alla canotta della propria squadra di appartenenza, e far trascorrere
l’ultima notte prima del giorno tanto atteso.
Di buon’ora con degli amici eravamo a Strà, il paese dove c’era la partenza
e già l’adrenalina e l’emozione cominciava a salire. Andammo nella zona
riscaldamento atleti a consegnare le sacche con il vestiario di ricambio che
poi lo si ritrova all’arrivo, e li, trovammo un mare di podisti di tutte le
nazioni, anche molti Americani, ed io per quanto piccolo ero un dei tanti
atleti che rappresentava l’Italia.
La giornata sembrava buona il cielo era bello ed era attraversato da
elicotteri della RAI e della polizia.
Finito il riscaldamento e con gli ultimi in bocca al lupo, attendevo lo
start, ero emozionato e avevo un grosso nodo in gola, tra elicotteri, atleti
tantissimi, non era facile controllare la tensione.
Bang!!
Partiti, diceva lo speaker, mentre aspettavo di iniziare a correre, mi
dicevo “calma, gran controllo i 42 km e 195 m.t. non li avevo mai fatti
prima. Mi ritrovai in mezzo a un vai vai , accompagnati dalla fanfara dei
bersaglieri che ci dava una carica istantanea in mezzo ad atleti giovani e
meno, chi in costume mascherati da preti o da clown ecc. c’era tanta
allegria. Presto trovai il primo ristoro preso un bicchiere d’acqua in corsa
e via incominciando a tenere un’andatura abbastanza costante per non avere
problemi. Lungo il percorso c’era continuamente un pubblico ad applaudire e
a gridare “dai, dai”, c’erano i medici con le moto pronti a soccorrere
qualche atleta preso dai crampi o altro. Gran parte del percorso costeggia
il fiume Brenta, dove navigava qualche barcone che di continuo suonavano le
trombe rendendo l’atmosfera allegra, mentre il sole giocava a nascondino con
i classici banchi di nebbia della zona, ogni cinque chilometri si trovava un
ristoro, ed era importante bere qualcosa ogni volta, dopo la metà del
percorso oltre alle classiche bevande si incomincia a trovare anche della
frutta soprattutto banane. A questo punto le mie condizioni fisiche erano
ancora buone ormai arrivato alle industrie di porto Marghera, sicuramente
quel paesaggio non era di conforto, però non dovevo mollare, aumentai il
passo e arrivai a Mestre ritrovando tantissima gente che ti gridava ”Avanti
che manca poco ormai!”, incitamenti che ti davano la carica, dentro di me
sentivo che ce l’avrei fatta, ma dovevo superare il punto più critico. Il
ponte della libertà, sei chilometri da fare in mezzo al mare. Avevo paura di
perdere la concentrazione, ma di fronte intravedevo Venezia, e aumentai
ancora l’andatura, superai molti maratoneti e ciò mi diede sicurezza. Pochi
chilometri restavano tra me e l’arrivo, e dei leggeri dolorini si facevano
sentire alle gambe. Finito il ponte girammo a destra correndo in mezzo al
scalo merci del porto di Venezia, anche qui il posto non era dei migliori,
ma finalmente tra i palazzi, intravidi le prime passerelle messe sopra i
gradini dei ponti, ormai all’ultimo chilometro tirai fuori tutte le energie
rimaste, e di buon passo saltando sulle tavole che ti facevano quasi
rimbalzare tra i numerosi ponti, ecco l’arrivo, il tifo della gente il
campanile di San Marco alla mia sinistra il sole che splendeva in viso, gli
ultimi cento metri con altri cinque maratoneti ed eccomi arrivato, ce
l’avevo fatta, con il tempo 3h 37’ 18”.
Posso dire che è stata una bellissima esperienza e mi venne in mente una
frase del mio presidente della Colfranculana, “Ognuno è campione di sé
stesso”, e con questa prova do la mia conferma.
Grazie a tutti ma soprattutto alla squadra di podismo
della Colfranculana.
Simone |