Tutto comincio’ della maratona di venezia ottobre 2005…………
Mi chiamo Gianluca e da circa due anni frequento con
assiduita’ gli amici della colfranculana, la mia passione per il podismo
e’ qui nata cosi’ come le amicizie con i soci, fra questi appunto Simone
detto “tigre”.
Proprio alla conclusione, in quel di riva sette martiri a
Venezia, della mia seconda maratona corsa assieme a Simone e Moreno (loro
davanti io dietro ovviamente) nasce l’idea della partecipazione alla prova
principe, all’opera prima di ogni podista LA 100 KM DEL PASSATORE.Io
ovviamente forte (o se preferite debole) del mio stato di forma precario
reso ancor piu’ carente dall’intervento subito 6 mesi prima al ginocchio
declino (o meglio posticipo la mia adesione al 2007) ma assicuro subito
ancor prima che mi venga chiesto il mio sostegno di accompagnatore.
Con un colpo di bacchetta magica facciamo trascorrere 6
mesi ed arriviamo alla vigilia della partenza per l’impresa di Simone.
Sabato mattina 27 Maggio ore 07.05 ci troviamo a casa dello
stesso accompagnati dalla mia compagna di vita e di passioni sportive
Sabina neofita della mezza maratona e prossimamente (forse non dovevo
rivelarlo) della maratona.Caricati i bagagli ci trasferiamo a Conegliano
dove ci attende l’Eurostar che ci condurra’ a Firenze; permettetemi una
piccola divagazione per cio’ che concerne l’argomento bagagli; Simone e’
un uomo dalle mille qualita’ ma senza dubbio fra queste spicca un forte
pragmatismo, se c’e’ un sole che spacca le pietre ma solo un lievissimo
sospetto di previsioni di peggioramento porta con se’ ogni occorrente per
la pioggia, la neve, la grandine e quant’altro (nel dialetto veneto “pan e
gaban”), dico questo per cercare di spiegare a parole come si presentava
lo zaino a spalla modello esercito alpini che mi sarei dovuto portare per
circa 10 ore.la vista mi evoca subito le spedizioni andine, coloro che
partecipano ad improbabili corsi di sopravvivenza e non ho altre parole
per descrivere come riuscire a stipare un monolocale all’interno di uno
zaino.
Ad ogni modo la giornata e’ frizzante lo stato d’animo di
Simone ma anche il mio sono buoni e quindi accantono per il momento il
pensiero del peso che dovro’ portare.
Saliamo in treno e subito siamo al centro dell’attenzione
della carrozza, siamo osservati dai passeggeri che piu’ o meno velatamente
ci chiedono cosa abbiamo all’interno dello zaino ma in particolare di un
altro bagaglio sul quale non mi sono soffermato, la bicicletta.La mia
bicicletta gialla peso kg 11,80 che per mancanza di appositi vagoni ad
essa destinati abbiamo deciso di occultare all’interno di una custodia ma
aihme’ il tentativo ha lo stesso effetto di infilare un ippopotamo in un
passeggino, si vedono tutte le forme della bicicletta dalla sella alle
ruote ai pedali al manubrio ma forti di non avere caricato una bici ma
bensi’ un bagaglio generico la issiamo e la stipiamo nel vano bagagli che
subito quindi risulta completo; a bordo del treno siamo piacevolmente
allietati da avvenenti ragazze che si recano a Firenze per la
partecipazione al Festival del fitness ed entrambi esclamiamo “evviva la
fitness” rendendo piu’ masticabile un vecchio proverbio decisamente piu’
scurrile e cameratesco che meglio e’ non citare.
All’arrivo a Santa Maria Novella nella folla di turisti
diamo meno nell’occhio e raggiungiamo Piazza delle Repubblica zona di
ritrovo della gara; i convenuti sono veramente eccentrici, scorgiamo
podisti con l’eccellenza della attrezzatura e tecnologia sportiva e coloro
che sembrano essere fermi al regno sabaudo con scarponi e calzettoni di
lana ; ci adagiamo nella galleria della piazza e qui pranziamo a base di
insalata di riso e biscotti alla soia e ci divertiamo ad ergerci
improbabili giudici di un defile’ di bellezze fiorentine al passeggio.
Ben presto arriva l’ora fatale della partenza saluto Simone
e gli faccio le ultime raccomandazioni , mi piazzo in fondo al gruppo dei
partecipanti con la bici, qui mi giungono le prima battute da parte del
pubblico “o’ che tu c’hai dentro il sacco?du’ bimbi?” ed ancora “o che
devi raccoglie’ le pietre?” incurante dei commenti ma ormai consapevole
del mio fardello proseguo e dopo circa cinque km di risalita raggiungo
Simone che si accinge alla salita che arriva a Fiesole; lo vedo raggiante
e con un andatura che manterra’ fino all’arrivo (non ho mai nutrito dubbi
sull’esito della gara di Simone avevo solo paura che non riuscisse a
frenare la potenza che ha dentro imprimendo un ritmo che alla lunga
sarebbe stato deleterio).Siamo nella cornice favolosa di Fiesole la
temperatura si aggira sui 24° l’umidita’ e’ ottima e l’impresa e’ ormai
iniziata NON SI TORNA INDIETRO.
Il percorso si snoda verso Borgo San Lorenzo e da qui
saliamo per raggiungere dopo 18 km Casuglia a quota 913 mt. S.l.m. punto
piu’ alto del percorso.
All’uscita da Borgo San Lorenzo arriva il primo imprevisto,
dopo una sosta per le foto di rito vengo ostacolato da diverse auto in
colonna e giungo ad un passaggio a livello ferroviario ormai chiuso
(Simone mi confermera’ all’arrivo di averlo superato ormai chiuso).Mentre
sgancio le scarpe dagli attacchi dei pedali della bici mi rimane attaccata
la suola con l’attacco stesso.Sono rimasto con una sola scarpa e le mie da
podista le ho caricate nel camion bagagli in viaggio per Faenza; dopo un
primo momento di agitazione mi ricordo avere con me le scarpe di riserva
di Simone e decido cosi’ di infilarmene una poiche’ con entrambe
scivolerei dagli attacchi.La scarpa mi e’ un po’ abbondante (46 contro 43)
ma penso che in situazioni invertite Simone avrebbe avuto sicuramente la
peggio a calzare le mie; ho perso alcuni minuti che mi hanno fatto perdere
le tracce di Simone, cerco quindi di imprimere un andatura piu’ sostenuta
ma il peso dello zaino mi sta lentamente “incidendo” le spalle e per di
piu’ la strada sale inesorabilmente; a circa 5 km dalla vetta scorgo un’
atleta in handybike fermo al ciglio con problemi evidenti e cercando di
non essere patetico esco piu’ o meno cosi’ “ti serve acqua o enervit?” il
malcapitato mi risponde che non ne puo’ piu’ e che cerchera’ di ripartire,
mi lascio alle spalle l’atleta (di Legnago) e con molta fatica supero la
vetta con la temperatura che si e’ abbassata di almeno 8/10 gradi; penso
con rammarico a Simone che sicuramente sudato avra’ avuto bisogno della
maglietta per affrontare la discesa.Lo raggiungo dopo 2 km e scusatomi per
quanto successo gli fornisco subito la maglietta.Ora e’ piu’ attrezzato
per affrontare la lunga semidiscesa verso Faenza (a proposito non e’
proprio vero che dopo i primi 50 km ve ne sono altrettanti di discesa ho
verificato che vi sono alcuni “strappi” che si fanno sentire) ; l’opera e’
a meta’ ora mancano “solo” 50 km, il tramonto definitivo ci sorprende in
quel di Crespino dove abbiamo raggiunto anche due atlete triestine con le
quale scambio due parole che riferisco poi a Simone unitamente ad un
commento circa l’avvenenza delle stesse sentendomi rispondere “dai dai non
ho tempo ho da "conzentrarme" poi smessi i panni di agenzia matrimoniale
continuo la mia assistenza che ora comprende anche luci alogene poiché il
percorso e’ quasi completamente buio, con relativa tranquillità
raggiungiamo Marradi dove ci aspetta uno scenario favoloso, in un buio
totale vi sono migliaia di puntini bianchi riconducibili a lucciole che
sembrano divertirsi con la loro luce a scimmiottare quelle artificiali
rosse applicate nelle terga dei podisti mentre si leva un concerto di rane
ed uccelli notturni.
Giunti al settantesimo km sento Simone che comincia a
“strusciare” le scarpe al suolo, penso che stia per arrivare una crisi
tesi avvalorata da una frase che esordisce “l’e’ drio boierme el zarvel”.Decido
quindi di seguirlo senza parlare a meno che non sia lui a prendere
l’iniziativa e fortunatamente dopo circa 4 km non avverto piu’ la corsa
distora ma un andatura regolare e dopo altri 2 km ricominciamo a parlare.
Nel frattempo Simone ha gia’ 80 km sulle gambe e 7 h 50’ di
stanchezza fisica e mentale, ai ristori si ferma sempre (ne saltera’ solo
uno) beve per lo piu’ poiche’ nel monolocale sulle mie spalle c’e’ una
fornitissima dispensa base di barrette, fette biscottate, uvetta e tanto
ancora.
La corsa di Simone e’ quasi sempre in solitaria poiche’
quando raggiunge qualcuno lo supera subito mantenendo il suo ritmo
costante, fara’ eccezione al 90° km quando si unira’ ad un gruppetto che
giungera’ unito al traguardo.All’ultimo ristoro Simone degusta un brodino
vegetale che purtroppo non viene accompagnato da crostini o formaggio
grana ma che sicuramente lo tonifica e gli fornisce quelle ultime energie
per completare la gara; alle 00.51.38 di Domenica 28 Maggio dopo 09.51.38
Simone conclude la sua prima gara di 100 km in maniera eccellente ed
assolutamente invidiabile (ogni riferimento e’ puramente casuale n.d.r.).E’
la prima volta da quando lo conosco che vedo Simone veramente stanco, si
siede per alcuni minuti gli slaccio le scarpe per sfilare il microchip
(gli organizzatori probabilmente non hanno mai corso la distanza
altrimenti non avrebbero mai escogitato il sistema chip ai lacci da
togliere dopo 100 km
considerando le difficolta’ motorie accumulate) e ci
avviamo al ristoro dove mi dice avere lo stomaco un po’ in subbuglio.Ma il
soprannome non e’ a caso ed infatti dopo poco riecco lo smalto e la
grinta di sempre (mentre siamo al ristoro giunge un atleta friulano che
chiede di essere servito di un BICCHIERE DI VINO BIANCO.Complimenti alla
razza friulana ma noi veneti di razza Piave e Livenza andiamo ad acqua e
piadina (io).
Rifocillati decidiamo di raggiungere la zona docce e
dormitorio, il pulmann e’ riservato agli atleti e quindi inforco la bici
sbagliando strada una volta.Qui giunto posso optare per due stili
descrittori:
di matrice ospedale da campo ma mi rendo conto in anni come
questi di “guerre presunte giuste” di arrecare danno ed offesa agli
sventurati partecipi e non; abbandono e propendo per il secondo stile
“STURMTRUPPEN”
Sciancati atleti che sorreggendosi l’un l’altro entrano in
un improvvisato ospedale confortati da crocerossine (in realta’ trattasi
di donne corpulente sulla settantina) e da portantini rubati alla
protezione civile e ad un letto coniugale.Aleggia un clima da Day After,
la comunicazione e’ regredita a livelli primordiali di gesti o versi
gutturali, i lamenti per crampi, dolori muscolarti e quant’altro ci
accompagneranno per tutta la notte.
Entriamo in una palestra stipata di brandine a 30 cm da
terra (altra nota per l’organizzazione dura a sdraiarsi piu’ facile
lasciarsi cadere) e ne occupiamo subito due; mi reco all’esterno per
assicurare la bici ad un lucchetto e poi rientro per trascorrere la notte;
deciso che faro’ la doccia per primo mi approssimo alle docce ma
indossando gli occhiali da vista forte della miopia a 6,5 diottrie per
occhio che dovro’ quindi togliere cerco un posto dove appoggiarli per poi
riprenderli, scelgo un vecchio termosifone arrugginito e memorizzo
contando i passi la distanza fra questo e la doccia.Lavatomi ritorno al
termosifone e mi accorgo che non ci sono piu’ gli occhiali ed allora con
la tecnica del miope “a palpetta” cerco i miei “occhi” e finalmente li
trovo fortuntamente intatti sotto una borsa da toeletta di un atleta.Ritorno
in branda ed avviso Simone che di li a poco andra’ anch’esso a lavarsi,
mi addormento subito per essere svegliato da un fascio di luce negli occhi
di una torcia della crocerossina sopra desrcitta che mi pone la domanda
meritevole di Premio Nobel “stava dormendo?”.Arriva Simone e si accorge
che non c’e’ piu’ la sua coperta e decide quindi di riposare vestito;
passano 3 ore e giungono le 05.45 la sveglia odiata di casa e’ sostituita
da russamenti, flatulenze e continui arrivi di atleti prossimi alle 15 ore
di gara.
Raggiungiamo la stazione ferroviaria (io in bici) e qui
consumiamo la colazione (due brioches a testa due caffe’) in attesa del
treno regionale che transitando per Bologna prima e Venezia dopo con
rispettive attese di coincidenza ci condurra’ a Conegliano alle 10.45 dove
ci attende il cognato du Simone; aria di casa la stanchezza e’ tanta per
Simone ma il prossimo abbraccio della famiglia naturale prima e quella
sportiva poi lo caricano di rinnovato entusiasmo.Concludiamo la storia
laddove e’ nata in sede a Colfrancui seduti a tavola in compagnia degli
amici.
In conclusione i miei complimenti a Simone e la sintesi in
cifre del Passatore 2006 di Simone e un pochino anche mio.
102,30 I KM PERCORSI
6000 LE CALORIE BRUCIATE
9.51’ IL TEMPO
6 LITRI DI ACQUA E SALI BEVUTI DA SIMONE (AD UNA MEDIA DI
25/30 CL. A RISTORO E LUNGO IL PERCORSO)
DUE FETTE BISCOTTATE, 60 GR.UVETTA, UNA BARRETTA
ENERGETICA, SVARIATE PASTGLIE ENERVIT GLI ALIMENTI ASSUNTI
2-3 KG DI PESO PERSI
………………………..
NON SI CONTANO IMPRECAZIONI, SANTI, MADONNE TIRATE PER
OVVIE DIFFICOLTA’ DI CONTABILIZZAZIONE DELL’ACCOMPAGNATORE.
Ciao a tutti GianLuca
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