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Dedicato a quelli... dopo di me

Ogni anno a fine febbraio, inizio marzo  il calendario sociale dello Sci Fondo La Mutera  prevede la gara sociale, prova unica che designerà il campione sociale annuale.

E’ interessante, tra l’altro, notare come l’andamento della gara sociale di una piccola società sportiva come la nostra ricalchi  fedelmente  quelle delle società più grandi.

La contesa si apre  con le dichiarazioni  di prima della partenza : tutti partecipano senza particolari ambizioni, solo per spirito sportivo.  E invece…

Infatti alla partenza  i contendenti si trasformano, non riconoscendo più qualsiasi

 legame  o parentela. Chi segue la gara nota che i più forti  allungano il passo creando  il serpentone al seguito. Questo è normale : se c’è chi sta davanti per forza qualcuno dove stare dietro.  Fra coloro che seguono appaiono allora i  primi   scuotimenti di testa, soffi che una pentola a pressione al confronto è silenziosa,  smorfie di desolata sorpresa.  Questo è l’aspetto esteriore.  Ma c’è anche un’ altra dimensione  quella che si svolge dentro la testa degli atleti. E’ là  infatti  che uno si misura con i suoi  propositi,  ad esempio “Tizio non mi deve passare”   e nello stesso tempo cerca di andare al meglio, ascolta tutte le sensazioni  che il corpo gli dà, anche le più impercettibili: possono tornare utili nel prosieguo della gara.

Negli ultimi chilometri in genere la situazione appare  definita  e sarà rispettata all’arrivo. Qualche gruppetto  avrà bisogno dello sprint finale per definire se Tizio  è passato o no. 

E’ finita? No, è qui, dopo la conclusione, che inizia un’altra partita,  che durerà  sino alla prossima edizione. Infatti si apre  la fase dei commenti, dei confronti, degli amichevoli sfottò ( mica sempre) . E’ qui che si  può trasformare una  prestazione normale in un’epica battaglia,  sfoderare battute  distruttive, trovare giustificazioni.

Il campionario qui è spesso bellissimo, a volte geniale

” I miei sci oggi non andavano ” “ Ieri sera ho mangiato troppo “ “ Ad un certo punto ho sentito  un dolore al fianco  e, per sicurezza, ho rallentato”    “La pista non era perfetta , così non sono abituato”  e perfino “Sono preoccupato per l’influenza aviaria”.    Poi ci sono  i ragionamenti da professionisti  “Mentalmente non c’ero”  “Ho perso un paio di metri per colpa di … e a qual punto non sono  più riuscito a recuperare”    “Siamo partiti troppo presto e non ero ancora sveglio “ e chi più ne ha più ne metta. Perché questo è il fatto: uno solo è quello che vince  e tutti gli altri no. E allora qualcosa ci si deve inventare.  Durante l’anno ci sarà modo di tornare più e più volte  sull’argomento, ogni volta esaminando nuovi aspetti e svelando dettagli non noti.

Ebbene, detto da chi ci passa, questo incrociarsi di chiacchiere, scherzi  e cazzeggi è  un potente ricostituente sociale, un rafforzativo dell’amicizia. Le eventuali scorie negative vengono cancellate  dentro il gruppo,  in allegria. Non so se questo capita sempre anche nelle grandi società sportive ma da noi va così, almeno spero.

Comunque, ci sarà  un ‘altra possibilità l’anno seguente, alla prossima “sociale”  di misurarsi  con i propri amici e di rimettersi in discussione.  E quindi : amici, alla prossima.

Leo