“ La più bella del mondo” così è definita con
“modestia” dagli organizzatori.
Tutto iniziò 10 anni fa dopo la Venice Marathon ’95,
quando gli amici Luca e Luciano, mi comunicarono la loro intenzione di
parteciparvi l’anno seguente.
Per me era impossibile solo a pensarci, sicuramente
una via di non ritorno e, nel caso ne avessi avuto la motivazione, lo
avrei fatto a fine carriera, a 40 anni.
Con il tempo la situazione peggiorò per tutti e tre e
nessuno ne parlò più.
Negli ultimi tempi però, durante i lunghi allenamenti
con Daniele, avevo ripreso in considerazione la gara, diciamo che mi era
stato detto che: un podista senza Passatore…Compiendo 41 anni in agosto,
avevo la possibilità di raggiungere l’obbiettivo, entro l’età da tempo
prefissata. Nel variegato puzzle della mia attività sportiva, il
Passatore era diventato ormai il quadratino nero di Treviso, all’interno
dell’estesa parte bianca del logo della provincia. Bisognava
assolutamente cancellarlo!
Così, tra una sciata e l’altra, ho partecipato a TV
Marathon, per poi proseguire con S.Polo-Susegana-Funes, ed alla 6 ore di
Mareno.
Tutto filava liscio fino alla vigilia dell’evento,
quando per problemi di stomaco e probabilmente di bassa pressione
arteriosa, mi sono sentito veramente a terra.
E’ sabato 28 maggio ‘05, la temperatura è
sopportabile (seduti all’ombra in zona ventilata). Alle 15:00 parte la
corsa, forse 2000 atleti legati da questa passione (per via del sudore
che fa da ottimo collante) in centro a Firenze. Sarà una “Passione”
perchè sono convinto però che non tutti arriveranno alla fine; vedo
facce ed abbigliamenti troppo fuori luogo per una faticaccia del genere.
Parto intorno alla 300^ posizione verso la vicina ed assolata salita di
Fiesole. La corsa si infiamma fin dai primi passi, mi sembra più un
orario da triathlon che da podismo, sono sicuro che ne vedrò delle
belle.
Dovrei subito mangiare qualcosa di secco, ma con
questo caldo tutto diventa difficile; così acqua e banane, mettono
subito alla prova la mia digestione.
Superata la Vetta Le Croci, mi godo finalmente una
discesetta all’ombra verso Borgo San Lorenzo. Quando vi arrivo, mi trovo
al 35° km, inizia ora la vera salita, quella del Passo della Colla. Mi
trovo nuovamente al sole, sono molto stanco e la testa inizia a
vacillare; sarà dura.
Al 38° km alcuni amici di Tezze mi consigliano di
rallentare, ma non ci riesco, dovrei camminare. La mia posizione, fino a
questo momento stabile, inizia pericolosamente a peggiorare; ormai è
andata, sono in crisi.
C’è comunque chi fatica ancora più di me: vedo alcuni
disabili che stanno mulinando con convinzione, anche se il loro
tachimetro visualizza solamente un 3 (tre, tre chilometri all’ora); per
fortuna hanno tre ruote!
Poco più avanti raggiungo Ignazio mio padre, ha
appena telefonato a casa dicendo: “Va tutto bene”. Abbasso la testa, mi
siedo in macchina ed indosso una maglia, nonostante stia correndo in
salita da mezz’ora, sento freddo, oggi proprio non và. Trovandomi però
davanti a tutti gli amici di Mareno con i quali ho condiviso il viaggio
in auto, mi sembra poco sportivo ritirarmi adesso. Da buon alpinista,
devo almeno raggiungere il temibile passo della Colla. Spreco un
flaconcino di Enervitene e riparto camminando.
Giunto in cima, come dice Mauro Corona: posso solo
scendere, “Continuerò ancora per un poco, fino al ricongiungimento con
gli amici” mi impongo. La discesa è discretamente ripida, ma procedo lo
stesso ad un’andatura molto blanda. E’ impensabile continuare così per
altri 52 km, mi ci vorrebbero almeno 8 (otto) ore!
A Crespino, lasciata la strada principale, salgo al
rustico paesino dove è situato il ristoro. Anche i miei compagni di
viaggio non si sentono molto meglio di me, è da 2 ore che sono in crisi
ed ho perso pochissime posizioni. Buona fortuna a loro, io tra poco mi
fermo. Continuo a scendere rilassato e tranquillo all’ombra di profumate
acacie in fiore; tutto sommato mi sento meglio, la temperatura è scesa a
25° e si comincia a correre bene.
Più avanti, in località “Salta Cavallo”, mi rendo
conto di essere al 58° km, mi manca ancora una maratona alla fine;
praticamente sarei al km 0 dell’Ironman dello scorso anno. Dopo oltre 6
ore di corsa, la muscolatura non è più paragonabile a nuoto + bici, però
mi rendo conto che non è più un’impresa impossibile.
Scende la notte, i rettilinei si accorciano e la mia
andatura aumenta.
Al settimo km, nella piazza di Marradi, dopo una
tecnica “esse” in discesa tra due ali di folla, raggiungo la terza
donna. Non mi devo gasare, devo tenere un’andatura controllata almeno
fino alla mezza maratona.
Il mio viaggio continua nell’oscurità totale. Ogni
tanto, dalla base musicale creata dai grilli, emerge un debole rumore di
passi; raggiungo e supero al rallentatore la sagoma in movimento,
scambio qualche parola di conforto (o auto-conforto) e poi il nulla.
In altre occasioni vengo superato pericolosamente da
MTB che accompagnano coraggiosi piloti su Ciclone; ora per loro la
strada è tutta in discesa.
Tra una frazioncina e l’altra, solo le lucciole,
confuse tra il cielo stellato, rischiarano l’ambiente.
Al chiaro di un lampione, noto un ciclista con
evidenti indolenzimenti al sedere, lo incoraggio, mi confida di essere
stanco. “Vai! Ostrega vai!” gli rispondo,”Mi sembri Belli!”
E’ piacevole anche incontrare gruppi di persone in
cerchio attorno ad un falò, anche in aperta campagna, nell'attesa del
passaggio dei corridori; mi ricordano gli accampamenti dei boyscout, con
il capotribù al centro che racconta la leggenda del… Passatore.
Mi viene anche da pensare a quanti bambini fin da
piccoli, con il biberon in mano, avranno visto passare questi matti
l’ultimo sabato di maggio! Intere famiglie, fin dalla prima salita,
fuori in giardino ad offrirci un incoraggiamento od un bicchiere
d’acqua.
Incontro paesini dal nome particolare come: Fantino,
Castellina o Brisighella che mi ricordano vagamente i nomi delle
marcette che suonavo con la Banda di Oderzo. Anch’io però sono un poco
suonato, il ritmo è calato nuovamente: è un andante… moderato, ma riesco
comunque a correre.
Forse, stringendo i denti, riuscirei ad arrivare
sotto le 10 ore, il mio ambizioso obbiettivo iniziale ma, nel buio, da
solo, con i ristori ogni 6 km, non vedendo nessuno davanti e dietro,
senza riferimenti chilometrici, credo sia difficile. Dai segnali
stradali dovrei trovarmi al venticinquesimo km, significherebbe
percorrere questi ultimi (circa) 17 km, in meno di 90’… molto difficile.
Trovarmi ora all’interno dell’abitato di Brisighella
è per me un momento molto particolare; Daniele mi diceva in allenamento:
“Quando arriverai a Brisighella sarà fatta” Per uno come me che doveva
ritirarsi 50 km fa, non è poco.