RICORDO DI LORIS CASELLATO
Lunedì sera, riunione. E’ una delle tante, saluti,
battute, com’è andata questa o quella marcia, c’è Fortunato che è tornato
dalla maratona di Mont Saint Michel, cose così. Poi uno dice che Loris
Casellato è morto e io ci resto male.
La Colfranculana aveva incontrato Loris grazie a Moreno che
lo aveva conosciuto alla maratona di New York e lo aveva convinto a
venire alle nostre serate.
Per la verità si sapeva già qualcosa di lui.
Apparteneva alla più rinomata casata di pasticceri di Treviso. Dopo i 70
si era messo a studiare, si era laureato e da poco aveva aggiunto un'altra
laurea in cinese. Non che prima fosse un analfabeta, tutt’altro, coinvolto
com’era nella vita culturale e sociale della sua città.
Aveva intrapreso, da qualche anno, anche l’avventura del
podismo. Ci raccontò poi che lo aveva fatto dopo che un medico gliele
aveva date brutte, per reazione.
La prima volta che venne a Colfrancui, tutti noi scoprimmo
un narratore eccezionale e una persona di valore: parlava la lingua della
Treviso migliore, pulita e appena appena venata di qualche tocco di
veneziano. Ironico, disincantato come ogni vero trevisano, ci conquistò
tutti. Un rappresentante della Treviso più rispettabile e ben -
educata, ad un tempo custode della proprie radici e aperta verso
l’altrove. Una figura che restituisce dignità a una città nota da secoli
per la sua dolcezza del vivere ma oggi imbruttita di icone da età del
ferro. Non ricordo un suo cenno esplicitamente critico verso l’attualità
della sua città; con eleganza sottolineava i pregi e glissava sui
difetti.
Fisicamente Loris era magrolino, tutt’altro che un
marcantonio e, mi pare, anche un po’ curvo. Però, da giovane, giocava a
rugby, anzi era fra quelli che avevano portato il rugby a Treviso. Nel
rugby o sei grosso, o sei molto veloce o sei molto coraggioso. Sono
convinto che Loris Casellato era veloce e coraggioso; con l’età la
velocità è diminuita, il coraggio no.
Tornano alla mente i suoi ricordi legati ai viaggi e alle
maratone: l’America texana,
la maratone in giro per il mondo, le traversate dei deserti
africani ( temo che farne qui un riassunto sia irrispettoso ); immagino
che le affrontasse e le vivesse con la stessa leggerezza che lasciava
trasparire quando ne parlava.
Loris aveva i suoi anni ma sembrava, almeno a me, uno che
ha terminato di invecchiare e si è fermato là, a dispetto del tempo. Poi,
la brutta notizia.
Egoisticamente, rimpiango di non averlo frequentato di più.
Chissà perché mi viene in mente che i Greci antichi
sostenevano, all’incirca, che se le gesta di un guerriero restavano nella
memoria di chi lo aveva conosciuto, egli non moriva del tutto.
Elves
RICORDO DI UN AMICO
Caro Loris,
quello che voglio dirti è un grande grazie come grande eri tu; non di
statura ma di cuore, di intelligenza e semplicità che ti distingueva.
Ti ho
conosciuto due anni fa casualmente ed è nata un’amicizia forte alla quale
ero onorato di averla stretta con te.
Ci siamo
divertiti quei giorni a New York e poi qui in sede alla colfranculana ci
hai deliziati dei tuoi racconti pieni di ironia e simpatia.
Ci avevi
definiti come un gruppo ancora genuino dove alla base di tutto è lo stare
assieme come del resto piaceva anche a te.
Ogni parola
che usciva dalla tua bocca ci lasciava di stucco, per tutto quello che hai
fatto facevi e ti proponevi di fare.
Ci si
domandava dove trovavi tutta quell’energia e determinazione per
raggiungere tutti gli obbiettivi che ti prefiggevi
Un esempio da
imitare, ma tu eri unico e nel tuo vocabolario non esisteva la parola
annoiarsi
Ti sei speso
senza risparmio nel lavoro, nello sport nel dedicarti alla tua numerosa
famiglia e anche nello studio. Sei riuscito ad ottenere ottimi risultati.
Caro Loris ci
hai dimostrato che la vita va vissuta fino in fondo e va assaporata in
tutte le sue sfaccettature.
Ti sei speso
fino in fondo anche nell’ultima tua battaglia contro quel male che ti ha
sopraffatto, ma tu avevi gia vinto facendo “meta” nei cuori di chi ti ha
conosciuto amato e stimato.
Moreno
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