Sto dormendo delle
grossissima quando la sveglia comincia a squittire. Faticosamente accendo
la luce. Sono le 4 di sabato 1 maggio e devo alzarmi per essere al pullman
alle 5, anzi qualche minuto prima. Una vera impresa visti i miei cronici
ritardi. Comunque riesco a fare tutte le cose che si fanno in questi casi
e, alle 5 meno 10, esco, raggiungo Massimo che barcolla qualche metro
davanti a me ed imprecando contro chi ha avuto questa balzana idea della
Toscana raggiungiamo il pullman.. Appello, imbarco, partenza . Questo tour è
una specie di miracolo. Abbiamo speso troppo tempo nella scelta della
meta della gita e non si trovava più un pullman neanche a pagarlo ( si fa
per dire). E l’albergo? Nella zona di San Gimignano, Colle val d’Elsa,
Grosseto o Volterra per 50 persone non c’era proprio posto. Poi.. ,un
po’ per caso, ho trovato un vecchio amico che ha un’azienda di autoservizi e
l’ ho convinto ( il termine esatto sarebbe ricattato) a darci questo
benedetto pullman. Intanto Marino contatta certi parenti che gestiscono
un agriturismo e quelli accettano di ospitarci. Insomma tutto sembra
andare a posto. L’autista si chiama Fabio: nessuno sa che è arrivato a casa
all’una e che alle 4 è venuto a caricarci. Sembra comunque abbastanza in
forma. Mentre attraversiamo la pianura il cielo diventa sempre più azzurro,
molti sonnecchiano e io li guardo con invidia. Dopo Bologna ci fermiamo a
fare colazione. L’autogrill è una bolgia. Una viaggiatrice, non della
nostra comitiva, viene derubata del portafoglio. Normale. Si riparte e si
valica l’Appennino, costeggiamo Firenze, poi ci immettiamo sulla
superstrada per Siena. Si viaggia bene e si fanno ipotesi sull’ora di
arrivo al parco archeologico di Roselle, vicino a Grosseto. La meta è
inconsueta ma interessantissima per l’assoluto valore archeologico
dell’area, una città etrusca che risale al v secolo avanti Cristo. Poi, un
rallentamento ci fa perdere tempo e acquistare impazienza. Fabio tiene
botta . Invece il GPS fa le bizze. Raggiungiamo comunque Roselle e
scendiamo a visitare il parco archeologico. Per chi non c’era mai stato è
uno spettacolo assolutamente straordinario e un’esperienza di grande
qualità. Infatti, nessuno si lamenta. Andiamo a pranzare a un ristorante
poco lontano, “La Parolaccia” ( maremmamaiala siamo o no in Toscana? )
Ci costa un po’ di tempo ma alcuni di noi preferiscono un piatto caldo al
panino classico. Insomma la sosta si prolunga ( le pappardelle ai funghi
sono sontuose e i prezzi sono, sorpresa! bassi ) Questo ci costerà la
visita all’altro sito archeologico etrusco, la necropoli di Populonia. Ci
giungiamo infatti dopo le 16. Lungo la spiaggia di Baratti c’è una calca
immane, con tanto di autoambulanza! Ci sono delle ragazze in costume; Bepi
ne vede una in topless ma nessuno gli crede. Parcheggiamo in una zona
sorvegliata da un tipo strano. Il parcheggio sarebbe a pagamento ma Bruno
apre una bottiglia, poi due e si lavora ben bene il tipo strano. Ci
concediamo una escursione esterna all’area ( comunque interessante ) poi,
a malincuore , ripartiamo. Si punta su Palaia, la località dove ci
aspettano l’agriturismo, la cena e il letto. Intanto si guasta il GPS e
Fabio si incupisce. I chilometri scorrono . Dopo Ponsacco cominciamo a
cercare Palaia e prendiamo quella che crediamo sia la strada giusta,
sempre più stretta e sinuosa. Giungiamo al paese di Palaia e i sospetti
si fanno pesanti. Ci fermiamo e chiediamo. Siamo fuori strada e di un bel
pezzo! In centro paese c’è una piazzetta triangolare su cui si affaccia la
pieve di san Martino. Fabio decide di effettuare una complicata manovra a
pendolo per girare la corriera. Delle fioriere e un Ape verde di quarta
mano intralciano la manovra. Scendiamo e le spostiamo. L’Ape viene
incastrato in un angolo da cui sarà impossibile estrarlo. I paesani
cominciano a fare il tifo, danno consigli e incitamenti ( non deve
accadere molto da quelle parti ). Sul lato del precipizio ( pardon, sul
lato della scarpata) ci sarebbe anche un monovolume grigio da spostare ma
non c’è Simone e dobbiamo accontentarci. Pian piano il pullman si gira.
Applausi per Fabio. Ricorderemo a lungo le Fioriere e l’Ape. E chissà la
faccia del proprietario del motocarrozzino!. Il paesaggio al tramonto è
comunque strepitoso. Si torna in pianura mentre contattiamo
l’agriturismo col telefonino. Poi, il mio va in tilt e tutti gli altri pure.
In quella zona i cellulari non prendono. La linea cade mentre stiamo
chiedendo che ci vengano a prendere. Intanto Bepi dispensa calma e
saggezza . ( beh, più o meno ). Fabio bestemmia sottovoce. Intanto un’auto
scura ci affianca, delle braccia ci fanno ampi gesti di seguirli, poi l’auto
riparte su per una ripida collina. Li seguiamo ma subito ci insospettiamo.
Siamo o non siamo nella Toscana di “Amici miei”? Infatti. Ci stanno
prendendo per il ………..
Altra manovra per girarci, riscendiamo la collina e finalmente arriva
l’auto dell’agriturismo. L’agriturismo è bello ma piccolo. Alcuni di
noi andranno a dormire altrove. Inizia così una scena abbastanza unica .
Un gestore ci dice una cosa e un altro il contrario. La cosa continua per un
bel pezzo e alla fine si capisce che un gruppo di noi dormirà in
agriturismo, un altro è destinato a un altro agriturismo in località Ledoli,
poco distante, e un altro gruppo ancora andrà in albergo. Intanto si va a
cena , tra isolati mugugni. Io sono preoccupato. Una escursionista è
infortunata ad un piede, Fabio è sempre più cupo ( dorme in piedi ) ma
soprattutto mi danno da pensare coloro che finiranno a Ledoli. Si tratta del
gruppo di Marco, Luciano, Massimo, una compagnia giovane, avventurosa e
adattabile. Ma… se ad esempio Lisa o Barbara incrociano qualche
malintenzionato locale? Che fine farà il povero malintenzionato? Rischiamo
di distruggere la fama di mitezza dei veneti. A cena finita bisogna andare
a dormire ma la confusione continua. Fabio perde la pazienza e chiede una
coperta per andare a dormire in pullman. Alla fine tutto sembra sistemarsi
e con il pullman andiamo ( in 5!) all’albergo, distante 15 Km! Come
arriviamo in camera ci fiondiamo prima sotto la doccia e poi sul letto. Al
mattino dopo, quando usciamo dall’albergo, Fabio ha riacquistato fattezze
umane. Anche all’agriturismo le cose sembrano normalizzarsi. Fortunato
riferisce di un suo giro con scoperta di un’ affascinante formazione
franosa. A Ledoli i ragazzi hanno passato una notte turbolenta. Moreno e
Andrea, con una scusa di carattere parrocchiale tipicamente veneta,
sono andati per osterie fino a tardi. Benedetti ragazzi! Non sanno più cosa
inventarsi. Inoltre, durante la notte sembra che nelle camere sia successo
di tutto. Il personale dell’agriturismo di Ledoli telefona alla Cerbana
(dove siamo noi) riferendomi cose che qui non possono essere scritte perché
il sito potrebbe essere visto da minori. La sera prima alcuni sostenevano
l’idea di una escursione podistica ma il mattino dopo il progetto viene
abbandonato. Poco male. Io avevo pensato a un ritorno mattutino alla
Cerbana a piedi con trasporto in auto dei bagagli e doccia in una delle
camere dei nostri. Per fortuna sono stato zitto: Una corsa lungo una strada
poco nota e trafficata? Si va a visitare la cantina Pasqualetti di Peccioli,
una struttura tutt’altro che secolare ma, di domenica, le cantine più
rinomate sono chiuse. Enzo si sente nel suo ambiente. Si assaggia, si
degusta, si compra ( giustamente). Marco mi sistema il telefonino. Fabio
ripara il GPS. Si riparte verso San Gimignano. Il viaggio tra le colline
mi gratifica molto e sembra interessare anche gli altri, ma dipende dai
gusti. Ogni tanto Giuliano ci viene a trovare e sta lì a conversare con noi
al timone ( ehm) . Sono toccato da tanta sollecitudine ma poi scopro che il
pullman gli dà fastidio allo stomaco. Improvvisamente, uscendo da un
bosco, scorgiamo verso sud-est, San Gimignano, la Manhattan del Medio
Evo! Per farla breve, arriviamo alla zona parcheggio, scendiamo, paghiamo
il pedaggio ed entriamo in città. Qui le vicende collettive si frantumano in
tante esperienze individuali. Molta gente passeggia osservando i negozi e
le architetture, la “Rognosa” ( la torre comunale con prigioni, alta oltre
50 mt. ). Delle 70 torri che la città sfoggiava nel Medio Evo oggi ne
rimangono 13. Moreno viene visto allontanarsi con una bionda alta che parla
tedesco Dicono sia una sua parente. Ricomparirà dopo 2 ore, abbastanza
spettinato. Mah! Alcuni di noi visitano il Duomo con i memorabili
affreschi sulle storie della Bibbia . L’esperienza è forte ma uscire è
complicato .Chi smarrisce il ticket d’ingresso resta dentro. E’ così che
assumono i sagrestani ( la Toscana è terra di mangiapreti e bestemmiatori e
devono reclutare dei forestieri). Riappare Bepi. Laura lo ha convinto a
comprare un ricordino per la moglie. Si riparte con qualche acquisto
in più. Si va a Monteriggioni, edificato dai Senesi nel 1300 a scopo
militare. Questo centro fortificato ci ricorda che, nel Medio Evo, la
Toscana e le sue città principali ( Firenze, Pisa, Lucca, Siena … )
dominavano il mercato della lana in Europa. Erano così ricche e potenti da
fare prestiti ai re. I papi e gli imperatori se le contesero per secoli.
Viene in mente l’Iraq . Le furibonde lotte toscane sembrano lontane ma
neanche troppo. Sui muri sono numerose le scritte “Viola m…” di origine
calcistica. Anche qui lo spettacolo vale la pena.
Abbiamo poco tempo ma faccio fatica a lasciare Monteriggioni. Il pullman
riparte , destinazione Colfrancui.
Siamo sugli Appennini quando mi raggiunge la notizia che il Milan ha vinto
lo scudetto.
Facciamo tappa nell’autogrill di Ferrara Nord, anche questo caotico. Si
svuotano alcune bottiglie
( è un peccato portarle indietro) e il viaggio prosegue tra i cori .
Va ricordata la gitante più piccola, Carolina che, nonostante la confusione
e la stanchezza, è riuscita anche a fare dei sonnellini. A dir la verità
era assistita da uno staff di prim’ordine: la mamma , le nonne, Luigina
…..
All’arrivo a Colfrancui scendiamo, un po’ disfatti.
Diverse persone mi chiedono, discretamente, quanto devono aggiungere alla
quota di partecipazione. Mi pare che sia il segnale di una valutazione
positiva.
Qualche pecca? Come no. Una per tutte: la mancata corsetta alla domenica
mattina. Pazienza.
Sarà per la prossima volta.
Elves
|