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 Ritorno   TREVISOMARATHON

Prima maratona di Treviso, finalmente anche la nostra provincia può  emulare le altre grandi città come Roma, Firenze, Venezia  o Padova. In verita credo che la Treviso Marathon abbia superato molte maratone storiche,  tutti hanno risposto con entusiasmo: sponsor,  amministratori, volontari di tutte le società sportive, gli alpini sempre presenti, il successo era, insomma, prevedibile. Lo si intuiva già dal grande numero di iscritti nei mesi precedenti, sopratutto di concorrenti che affrontavano la maratona per la prima volta. Hanno contribuito, a mio parere, anche alcune felici idee degli organizzatori,  ad esempio la restituzione della quota di iscrizione a tutti gli arrivati.  Ormai molte manifestazioni di massa, non solo nella corsa ma anche nel ciclismo o nello sci di fondo, hanno aumentato i prezzi facendo sospettare interessi economici. Credo che in manifestazioni del genere si dovrebbe preoccuparsi solo di coprire le spese, tutto il resto deve essere solo soddisfazione per chi organizza , e anche per questo aspetto  la Treviso marathon è da primato. Ma veniamo alle impressioni della gara, per Stefano, Flavio e per me era la prima maratona;  l’obiettivo era di  arrivare prima di tutto e, possibilmente, non in  condizioni pietose. Per quel che mi riguarda ho raggiunto solo il primo obiettivo, ma va bene lo stesso. A distanza di una settimana oltre al mal di gambe ho ancora “ visioni” improvvise della gare, 4 ore e 20 sono un bel po’ di tempo per memorizzare, ma durante la gara per la fatica o per la tensione non sei molto presente. Cosi mi vengono in mente adesso i bambini con le mani tese ad aspettare un cinque dai corridori, oppure il passaggio sul Piave “fiume sacro alla patria”, con i palloncini tricolore sul ponte,  l’entusiasmo delle donne sul percorso al passaggio di una concorrente “brava brava faghe veder ai omeni cossa che sen bone de far anca noalte”. Sopratutto la partecipazione degli spettatori è stata notevole. Su questo si potrebbe fare una riflessione, di solito l’interesse si accende solo quando si vede qualcosa di spettacolare: macchine da corsa, velocità, imprese estreme meglio se  con pericolo di vita, oppure l’interesse va sugli spettacoli televisivi.  In una maratona tolti i primi,  non c’è niente di eccezionale da vedere, ma secondo me è la condivisione dello spettatore con lo sforzo e la fatica dei concorrenti che lo coinvolgono. Lo sforzo la fatica l’obiettivo lontano che si spera di raggiungere, sono come una breve vita, non siamo tutti affaticati per raggiungere una meta, non speriamo tutti che non ci venga a mancare la volontà necessaria per arrivare alla fine. Credo che per molti spettatori, anche inconsciamente, sia stata questa la molla che li ha fatti rimanere a guardare per ore il passaggio di sempre più barcollanti concorrenti. Finita la maratona tanta soddisfazione, ampi sorrisi,  scambi di complimenti e di impressioni. Però le parole per concludere non mi vengono, mi sembrano sempre le stesse, e allora uso con quelle di uno scrittore che diceva:  “L’uomo si sente tale solo quando condivide la fatica con i suoi simili” e allora, aggiungo io,  vi aspetto tutti per lavorare a casa mia!

Giuliano B.