Domani, 25 Aprile, in tutta Italia sarà la Festa della Liberazione, come da molti anni. Liberazione dalla guerra, da lutti, violenze, privazioni.
Mi permetto di intervenire con un mio contributo. Mi piacerebbe che questa data segnasse anche la liberazione da un diverso tipo di lutti, violenze e costrizioni, quello cui tutti noi siamo sottoposti. Sto parlando dell’epidemia causata dal coronavirus Covid-19. Probabilmente questo accostamento tra guerra e pandemia è tutt’altro che originale, ma portate pazienza. Torno al tema.
Mi piacerebbe che tutti potessimo muoverci, uscire, fare e brigare in libertà. Lo so che non si può ma mi piacerebbe tanto. Mi piacerebbe anche che potessimo essere liberi dalla paura, anzi no, dal terrore, che spiana i pensieri come un carrarmato. Ma guardiamo la parte positiva. I media hanno sottolineato la disciplina di gran parte della gente, che se ne è rimasta chiusa in casa per settimane, inventandosi di tutto ma nella correttezza. Mi vengono in mente i casermoni di Marghera e mi chiedo veramente come facciano.
Nel nostro piccolo posso dire che noi della Colfranculana siamo stati bravi e credo che continueremo ad esserlo. I mugugni per la nomea di podisti-untori sono stati il minimo sindacale. Qui vorrei agganciare un’altra riflessione, sul rapporto tra regole, regolati e regolatori. Forse a causa dell’alluvione di notizie, mi si è formata l’impressione che, a volte, si siano fatte rispettare regole e norme non nel modo migliore. Se si fa appello al senso civico e alla maturità dei cittadini è opportuno che essi abbiano un ritorno, una… contropartita. Sappiamo che nella gran massa della popolazione ci sono i podisti anarcoidi (eh, sì) ma anche quelli corretti, gli isolati, quelli che non ce la fanno più, gli obbligati dalle circostanze… Chi ci ha a che fare, in divisa, in tuta, in giacca e cravatta, rappresenta le istituzioni (tutte). Questa è un’occasione preziosa per far vedere che le istituzioni (tutte) sono al loro (al nostro) fianco.
Ecco, mi piacerebbe una liberazione sia dalle furbizie e dalle miserie che dai burocratismi e dalle superficialità. Mi permetto di dirlo proprio perché credo che nessuno mi possa sospettare di prevenzioni o malevolenze. D’altronde, a mio vedere, l’autorità è quella cosa che più la usi e meno te ne resta.
Se qualcuno volesse dare seguito a questi pensieri… grazie.
Elves Dalle Vedove